Storie

Viaggiando ho imparato che io posso essere l’altro e l’altro può essere me

La Danza dei metalli fusi

di Luca Guzzo

Gyumri, Armenia. Fonderia Papoyan. Sabato 15 luglio 2023.

 

Nel cuore ardente della Fonderia Papoyan, l’aria vibra di anticipazione mentre gli artigiani preparano l’epica danza dei metalli fusi. L’atmosfera carica di tensione si fonde con il calore che avvolge l’unico locale della fonderia, trasformato in un santuario di creazione e sacrificio.

 

I Papoyan, padre e figlio, si stagliano come guardiani del fuoco, vestiti in tute mimetiche militari che raccontano una storia di battaglie passate e presenti. Con rispetto e devozione, si preparano alla colata imminente, calzando stivaletti che affondano nella terra, testimoni muti di secoli di tradizione e mestiere tramandato.

 

Mentre il padre controlla la temperatura del crogiolo, il figlio si inginocchia in preghiera, un gesto di riverenza verso il potere antico che risiede nei metalli fusi. Poi, con abilità e reverenza, il padre intinge nel crogiolo e solleva il recipiente incandescente, mentre il figlio maneggia le pinze con maestria per versare il metallo liquido negli stampi più piccoli.

 

Il fragore della fonderia si unisce al canto delle fiamme mentre la squadra dei Papoyan, assistita da altri abili artigiani, si prepara al grande spettacolo della colata. Il crogiolo, pesante e infuocato, viene sollevato con sforzo sovrumano e trasportato verso gli stampi, illuminati da un’unica fonte di luce che filtra da una finestra sopraelevata.

 

Con ogni colata, il locale si trasforma in un regno di fumo e odori avvolgenti, un tributo all’ardore dei metalli che prendono forma sotto la maestria degli artigiani. Ogni gesto è sincronizzato un’offerta di sacrificio per forgiare le campane in bronzo destinate a risuonare nei cuori del popolo armeno.

 

Eppure, dietro la magnificenza di questa danza dei metalli, si cela il sacrificio silenzioso degli artigiani, esposti al calore estremo e ai pericoli dei fumi tossici senza alcuna protezione. Ma la loro dedizione non vacilla, alimentata dalla consapevolezza che il loro lavoro non solo perpetua una tradizione millenaria, ma porta vita e significato alle comunità che servono.

 

Al termine della cerimonia, la squadra dei Papoyan emerge dal santuario della fonderia, stremata ma soddisfatta, pronta ad accogliere il nuovo giorno con la consapevolezza che il loro lavoro non conosce fine, e che il suono delle loro campane continuerà a risuonare per generazioni a venire.